sabato 7 gennaio 2012
favole dalla fattoria........" Il gatto con gli stivali"
Le favole dalla fattoria
IL GATTO CON GLI STIVALI
C’era una volta un povero mugnaio che alla sua morte lascio in eredità ai suoi tre figli: il mulino al primogenito, un asino al secondo figlio, e un gatto al terzo. Quest’ultimo figlio immaginò subito un suo futuro nella miseria in quanto con un gatto come avrebbe potuto sopravvivere? Ma il gatto ascoltata la sua disperazione iniziò, con grande sorpresa del giovane, a parlargli, e dopo averlo rasserenato gli chiese un paio di stivali e un cappello. Il giovane incredulo lo accontentò e il gatto scomparve nella boscaglia. Intanto il gatto, abile cacciatore, catturò delle lepri e con questa caccia fresca si recò dal re offrendogli in dono la selvaggina a nome del suo padrone il marchese di Carabà . Il re, sbalordito dal gatto parlante, accetto con piacere l’omaggio del marchese e dopo tutta la sua corte fu intrattenuta dalla simpatiche acrobazie di questo gatto che indossava stivali e cappello come un gentiluomo. Nei giorni seguenti il micio catturò delle pernici e sempre a nome del suo padrone, il marchese di Carabà, offrì anche questa nuova selvaggina al re e alla sua corte. Qualche giorno dopo saputo che il re si sarebbe recato, con la corte al seguito, e la sua figliola, una giovane principessa, a passeggio per le terre circostanti il suo regno, il gatto fece ritorno dal suo padrone, il giovane figlio del mugnaio, e gli chiese di recarsi, il tal giorno, al fiume per un bagno. Il giovane, sebbene all’inizioun pò restio, lo ascoltò e durante il bagno il gatto fece scomparire i suoi abiti. E nel momento in cui il re con tutto il suo seguito passò in prossimità della sponda del fiume presso cui il giovane figlio del mugnaio aveva fatto il bagno, il gatto cominciò a urlare al corteo regale, e appena tutti si accorsero della sua presenza, recandogli soccorso, il gatto raccontò che il suo padrone, il marchese di Carabà, era stato derubato dei suoi vestiti mentre faceva il bagno. Il re subito comandò che fossero portati degli abiti degni al marchese e lo invitò a salire su una delle carrozze. Intanto l'astuto gatto cominciò a correre, distanziandosi dal corteo, e mentre procedeva, in una direzione precisa da lui preventivata, chiese ai contadini di dire che quelle terre appartenevano al marchese di Carabà. I contadini sorpresi da un gatto parlante, e riverenti verso quella che temevano come una forma di potente magia, accontentarono il gatto. Quando il re passò per quelle terre e interrogò i contadini sulla proprietà di quei campi, fertili e rigogliosi, risposero all’unisono, su domanda del re, che tutte quelle terre appartenevano al marchese di Carabà. Nel frattempo il gatto era giunto al castello di un orco che era anche un potentissimo mago, e presentatosi a questi, in virtù del fatto che egli fosse un gatto parlante, se ne accattivò la simpatia nel rendergli omaggio con inchini e lusinghe. Il gatto cominciò a giocare con il mago orco e chiese a quest’ultimo di mostrargli la sua potente magia. L’orco su precise richieste del gatto fatato, cominciò a trasformarsi in varie forme animali, tra cui un leone, ma il gatto a quel punto finse di mostrare paura, e allora intimidito chiese che l’orco si trasformasse in un animaletto molto più piccolo: ‹‹un topolino ad esempio…›. L’orco accontentò subito il suo simpatico amico e si trasformo in un minuscolo topolino bianco, ma ecco che il gatto in un attimo gli fu sopra e lo divorò, divenendo da quel momento il padrone assoluto del castello e di tutti gli averi del mago orco. Impossessatosi del castello il gatto uscì fuori e corse incontro al corteo regale che intanto stava ospitando il suo giovane padrone, il quale viaggiava proprio nella carrozza delle figlia del re. Il gatto invitò il re e il suo seguito nel palazzo del marchese e fece intanto allestire un ricco buffet da quelli che prima erano stati i servitori dell’orco mago. Il re fu conquistato dall’ospitalità, oltre che dai possedimenti del marchese. Alcuni giorni dopo il giovane finto marchese fu ricevuto a corte, e il re fu molto felice di concedere la mano della sua unica figlia a questo giovane di bell'aspetto e e dai modi semplici e gentili. Le nozze furono celebrate in pompa magna con grande gioia dei due giovani innamorati, che vissero felici e gioviali. Il gatto visse anch’egli felice, servito e riverito, con abbondanza di cibo e attenzioni.
Che delusione, l’ho visto al cinema, e della vera storia scritta da Ch. Perrault, il film campione d’incassi in questi giorni, ha solo il nome e il personaggio del gatto, per il resto tutto è un misto fra invenzioni e rattoppi presi da altre favole quali il fagiolo magico, la gallina dalle uova d’oro, l'oca d'oro ecc. ecc. senza contare il finale alla Zorro!???!!!